Ott.2016 La cartolina di ottobre di Maupanphoto.com è tratta da un week-end passato in solitaria sui Monti Marsicani ormai un po’ di anni fa (anche se grazie alle foto lo rivivo come fosse stato ieri), e mi da l’occasione per riflettere su un concetto di cui spesso si parla nell’ambito dell’escursionismo: ovvero se sia giusto o meno andare a camminare da soli.
Ebbene come fotografo mi sono sempre accorto che tornando a casa da una gita, se ero andato da solo, mi ritrovavo quasi sempre nel mio “bottino” fotografico scatti più suggestivi, più originali, più intensi, all’inizio pensavo che si trattasse semplicemente di fortuna, cioè del caso di aver visto quella particolare inquadratura o essermi trovato in quel posto con quella luce in quel momento particolare, ma ben presto ho capito che per la fotografia intesa come espressione artistica e non solo documentaristica (non c’è niente di male infatti a fotografare solamente per fissare una situazione, un ricordo) bisogna essere “aperti”, non riesco a trovare bene il termine ma intendo dire che bisogna lasciare che tutto ciò che ci circonda possa fluire facilmente attraverso di noi senza trovare ostacoli, filtri, non bisogna essere distratti quindi da altre cose che non centrano niente con il paesaggio e le sensazioni che in quel momento ci circondano.
Siamo tutti d’accordo che se vogliamo apprezzare al meglio la musica non ha senso andare ad un concerto e mettersi a parlare con il nostro vicino (anche se poi qualcuno lo fa!), un po’ meno quando si tratta di esportare questo concetto in altri ambiti, così sarà più difficile fare delle belle fotografie o più semplicemente cogliere appieno i “messaggi” del luogo in cui ci troviamo, se nel frattempo stiamo a parlare con le altre persone o siamo distratti dalla necessità di rimanere insieme al gruppo; siamo così immersi in una vita fatta di suoni (o rumori sigh!), persone, impegni, che poi anche quando ne avremmo l’occasione abbiamo paura o timore di rimanere ad affrontare delle situazioni da soli, o più semplicemente ignoriamo questa possibilità magari con la scusa che …”se poi ti fai male?”
Voglio dire che è bellissimo camminare in compagnia, ridere e distrarsi, ma si dovrebbe dare spazio anche al camminare da soli, si può e si dovrebbe fare entrambe, senza correre inutili rischi, commisurando la nostra uscita in solitaria alle nostre esperienze e capacità, iniziare con passeggiate facili in luoghi che già si conoscono per esempio, per poi spostarsi un gradino più su, imparando a leggere le carte, a costruirsi un percorso, ma ciò che più conta imparando a sperimentare un’altra dimensione (termine un poco esagerato ma rende bene l’idea) che è lì accanto a noi ma di cui non ci accorgiamo.
Vi assicuro che non sono frasi ad effetto, è proprio così, io sono moltissimi anni che vado in giro in compagnia ma non rinuncio alle occasioni di andare anche da solo, ed anche sapere che se ci dovessimo malauguratamente fare male dobbiamo cavarcela da soli ci renderà più coscienziosi e responsabili non solo sul sentiero ma anche nella vita; andare a camminare da soli in montagna (collina/mare) è statisticamente assai meno pericoloso di camminare in città, di guidare un auto, o ancora di rimanere all’interno delle mura domestiche! e anche se nessuno ce lo dice (a differenza di quando avviene un incidente!) non è vero che è meno importante, ci da la possibilità di conoscere meglio noi stessi, la natura che ci circonda e di conseguenza a rispettarla di più.