Cartolina Ago.2022 Il Risveglio del Gigante
Non so gli altri come fanno… senza fotografie, si perché puoi avere una memoria di ferro, puoi fare dei resoconti dettagliati dei tuoi viaggi, puoi sforzarti di serbare i tuoi ricordi nella memoria, ma l’emozione vissuta, chiunque tu sia, si affievolisce con il tempo, sbiadisce come il colore di un dipinto nel tempo, o di un capo di abbigliamento a cui siamo affezionati con i lavaggi; l’emozione c’è, non va via, è dentro di noi, ma è come se anno dopo anno vi si depositasse sopra della polvere, che pian piano l’offusca.
Per quanto sono sempre più cosciente che la nostra storia sia effimera, passeggera, e con essa quindi anche le nostre emozione, eppure quest’ultime contribuiscono a lasciare il segno, in parte a formare il nostro animo, la nostra ossatura morale, cioè di rendi conto che sei quel che sei anche grazie a loro, a quello che hai provato nelle esperienze che hai vissuto; e te ne rendi conto guardando una foto ben fatta, in un attimo lo sguardo riaccende le emozioni sopite, ritorna alla mente lo stupore vissuto in quel momento, il cammino che ti aveva portato in quel preciso luogo e quello che sarebbe seguito; tutto magicamente riprende forma.
Non penso affatto che sia nostalgia del passato, bensì di riportare alla luce, di far risplendere un tesoro che hai dentro di te e che rischi di lasciare inutilizzato, come una scultura fa risplendere la bellezza che è già dentro la materia di cui è composta, o un brano musicale fa risuonare dentro di noi quella melodia che cercavamo senza saperlo, o un libro accende quella passione che non sapevamo di poter provare.
Questa non è una foto del Monte Bianco, bensì di una meraviglia provata e inaspettata, a cui mi ero preparato e che pure mi lasciò sopraffatto, sorpreso, come un bambino di fronte ad un giocattolo nuovo, bello e sfavillante ma che non sa come usare; era stata una notte breve quella, pieni di pensieri e timori, la sveglia alle 2.00, una colazione veloce e frugale, il controllo dell’attrezzatura e poi via, ma via dove?
Nel buio più assoluto l’importante era non essere il primo a partire, la compagnia non mancava di certo, si trattava quindi “solo” di seguire e non allontanarsi troppo da lucette fioche che ti precedevano su una traccia, a tratti evidente a tratti confusa tra la neve, che si allontanava tra ombre scure e imponenti, l’assenza di vento poi rendeva tutto ancora più surreale, sospeso nel tempo; ero ansioso che arrivasse la luce, il giorno, per rendermi conto dove stavo andando, per ammirare quell’alta quota che tanto avevo cercato, ma non c’era verso e quelle prime ore mi ricordo sembrarono interminabili.
Non ero affatto sicuro di farcela così finché si andava avanti comunque tutto bene, e solo in base al tempo trascorso ed alla quota mi rendevo conto che la meta finale si stava avvicinando ma non sapevo nulla di più; poi finalmente in lontananza un filo di luce tenue comparve all’orizzonte, più che luce in realtà era uno nastro di colore che stava impastando il buio del cielo, pian piano lo stavo scalzando dal basso, giusto una manciata di minuti per capire che la notte aveva perso la battaglia ed era destinata ad arretrare.
Le ombre scure che mi avevano accompagnato fino a quel momento pian piano iniziarono a prendere una forma ed un nome definito: lì c’era una cima, lì un seracco, lì un ghiacciaio, lì un canalone, lì una parete, e mentre il paesaggio intorno a me dava un senso a quella salita che era stata fino ad allora sulla “fiducia”, superato il Col du Mont Maudit mi comparve finalmente davanti la meta finale.
La prima impressione fu quella di un gigante addormentato, paciosamente adagiato come un Buddha, mentre le nuvole che lo avevano abbracciato lungo la fredda notte si stavano pian piano diradando lui di lì a poco si sarebbe risvegliato, ma ciò che mi sorprese di più fu la luce, la luce che lo illuminava era particolarissima e non l’ho più rincontrata, una tonalità tra il rosa ed il viola che sul bianco della neve dava un effetto madreperlaceo; è proprio vero che i colori sono infiniti, la Natura è infinita, come un’artista capace di creare di fronte ai nostri occhi nuove opere in continuazione.
Da lì in poi la strada fu ancora molto lunga, la fatica e la quota si fecero sentire come se la luce del giorno avesse rimosso quella sospensione dal tempo che la notte fino a quel momento aveva preservato, tutto era divenuto improvvisamente “reale”, ma di quella fatica e di quella gioia oggi io son fatto ed è grazie a questa foto che posso esserne cosciente.
Buona visione con la cartolina di Agosto su Maupanphoto.com