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Maupan Photo

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Cartolina Gen.2021 Metti un ometto per amico
Non mi ricordo di aver mai visto un ometto “fuori posto”, per chi fosse a digiuno di montagna gli ometti sono quei cumuli di pietre, alti da pochi centimetri a più di un metro, che si pongono lungo un percorso per segnalarlo; perché un ometto essendo fatto sempre da pietre raccolte sul posto è in naturale armonia col paesaggio circostante, nonostante ci rendiamo conto che è un manufatto artificiale siamo inclini sempre a vederlo di buon occhio, persino a volte meglio di certi bolli di vernice mal posti che finiscono per imbrattare il paesaggio ancor prima di segnalare il sentiero.
L’ometto è discreto per sua natura anche quando è voluminoso, ci infonde subito un senso di sicurezza di tranquillità, non ci indica solo la strada ci fa anche sentire…meno soli, ed in montagna anche quando si cerca la solitudine, il silenzio, la selvaticità, vi assicuro non fa mai male; mi basta anche solo vedere una foto con un ometto, e mi tornano alla memoria tante situazioni in cui un ometto mi ha sollevato dalla preoccupazione per aver perso un sentiero o peggio di vagare alla cieca nella nebbia.
Ogni bravo escursionista che si avventura su percorsi non segnalati dai bolli di vernice dovrebbe sempre “rinforzare” o costruire ex novo degli ometti lungo il percorso per chi verrà dopo di lui, che in caso di nebbia possono risultare fondamentali anche solo per tornare sui propri passi.
Con certi ometti poi si instaura quasi un rapporto di amicizia, come quello della foto, perché tornando su quel monte ti aspetti di ritrovarlo lì, magari vedere se nel frattempo è cambiato qualcosa, e comunque ti verrebbe quasi da dirgli: “Eccomi, son tornato, sono io, ti ricordi di me?”.
E come sempre buona visione con la cartolina di Gennaio su Maupanphoto.com

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New Portfolio 2020
È online l’aggiornamento della pagina Portfolio di Maupanphoto, l’impostazione è rimasta la stessa: ovvero una selezione di foto raccolte in base ad un tema “paesaggistico” in album, a loro volta raccolti in delle gallerie in base all’affinità del tema con i 4 elementi primordiali della Natura, a cui ho aggiunto in questa ultima versione un album speciale, che si potrebbe definire “fuori categoria”.
Attualmente sono presenti 49 album, alcuni molto corposi altri composti di poche foto ma che ho voluto lo stesso pubblicare, perché al di là di quanto io sia riuscito a rappresentare compiutamente un tema ogni album vuole essere uno stimolo a guardarsi intorno da un punto di vista più “soggettivo” e non meramente oggettivo; intendo dire che ognuno di noi dovrebbe provare a guardare il paesaggio con più fantasia, con la sua fantasia, così da diventarne in un certo senso più partecipe, più coinvolto, e son certo di conseguenza più rispettoso.
L’idea di fondo del Portfolio è quindi simile a quella più in generale del sito: acquisire con la lettura delle foto un approccio più consapevole nei confronti del paesaggio e della natura che ci circonda.
Con questo proposito vorrei proporre di tanto in tanto un album, con poche righe di presentazione per descrivere da dove ho preso spunto per quel tema, nella maggior parte dei casi generato proprio da uno scatto in particolare, ed oggi s’inizia con…
Camminando Sopra Le Nuvole
È sicuramente una delle prime e più forti emozioni che mi ricordi da quando ho iniziato ad andar per monti: quella di partire da valle con il cielo coperto, salire via via con scarsa visibilità e poche prospettive di godere di bei panorami, poi improvvisamente ritrovarsi a bucare lo strato di nubi e scoprire sopra di noi un cielo azzurro ed un sole splendente, mentre ci si lascia alle spalle sotto di noi un bianco mantello, a volte simile all’ovatta, altre ad una distesa di panna montata, è allora che ti senti re, che ti senti di stare a camminare…sopra le nuvole!
>> Camminando sopra le nuvole

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Cartolina Dic.2020 Come una Fenice
Quella cena dell’ultimo dell’anno fu assolutamente dignitosa, anche se non bisognava esagerare né con le portate né con la quantità perché ci attendeva un’escursione abbastanza lunga, così verso le 22 eravamo già in marcia; attraversammo macchie e boschi che di notte al buio ci apparivano ancor più territori estranei, surreali, ma si procedeva spediti un po’ perché guidati da piedi esperti e un po’ per non pensare troppo al freddo abbastanza pungente; il tempo sembrava non passare mai, poi quasi improvvisamente ci ritrovammo alle pendici del cratere sommitale, e facilmente giungemmo in cima persino con buon anticipo rispetto alla fatidica mezzanotte.
Ci disponemmo lungo un muretto che consentiva a tutti un posto un prima fila, con affaccio sul vasto golfo dove si scorgevano alcune navi alla rada e la città brulicante di luci, ed inizò l’attesa; poche altre persone estranee al nostro gruppo avevano avuto la stessa idea, cosa che mi sorpese alquanto perché a mio avviso invece non c’era posto migliore per vivere quel momento: uno sguardo privilegiato sul Capodanno senza essere coinvolti dal frastuono e dal caos che immancabilmente coinvolge la città, in particolar modo quella città che giaceva ai nostri piedi.
Come era facile da immaginare già prima dello scoccare della mezzanotte s’iniziò a sentire qualche crepitio, qualche modesto scoppiettio, ma fu alla fatidica ora che ebbe luogo la rappresentazione annunciata: la città sembrò esplodere in una miriade di fuochi e boati che nonostante la distanza lasciavano poco spazio all’immaginazione, e mentre i minuti passavano e i fuochi di artificio continuavano a illuminare la notte pian piano si alzò come una leggera nebbiolina che si spanse sopra la città.
Lentamente, molto lentamente, come se la battaglia si stesse allontanando, i suoni ed i lampi si acqiuetarono, qualche sacca di resistenza perdurava ancora ma era evidente che avrebbe capitolato prima o poi, ed infine solo la tenue nebbiolina rimase ad accogliere il nuovo anno sulla città di Napoli, pronta a riemergere dalle sue ceneri come una fenice.
Buona visione con la cartolina di Dicembre su Maupanphoto.com

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Aggiornamento Ott.2020
È on-line l’ultimo aggiornamento dell’archivio fotografico con le foto scattate fino al 24/10/2020; causa Covid-19 e conseguente divieto per molto tempo degli spostamenti, gli eventi e quindi le foto di quest’anno sono risultati molto inferiori rispetto agli anni precedenti, anche se d’altro canto questo mi ha dato modo di potere effettuare più velocemente l’upgrade dell’archivio.
Insomma quest’anno c’è meno scelta e con mio grande dispiacere nessun paesaggio marino, personalmente però in questo mio girovagare a “caccia di paesaggi” le sorprese non sono mancate: ho scoperto di quanto sia affascinante fotografare le vestigia dell’antichità, perché ogni scatto stimola l’immaginazione in un gioco di incastri tra quel che è e quel che doveva essere (eventi vari su siti archeologici); mi son sentito catapultato su un tratto di costa sarda in uno sperduto laghetto alpino a 3000m. di quota, scoprendo come la combinazione degli elementi possa a volte prendere il sopravvento sulla collocazione geografica (East Side of Cevedale); sono rimasto sbalordito nel vedere di come anche la storia umana, così fugace ed effimera, a volte possa entrare a far parte del paesaggio, fondersi con esso, seguendo un destino che sfugge di mano ai creatori stessi (Fortezza di Fenestrelle); poche parole infine mi sono bastate per riscoprire che ci sono ancora rifugisti che fanno il loro lavoro per passione e non per denaro, e senza i quali la mia/la nostra esperienza in montagna sarebbe un po’ meno “saporita” (Giro dell’Orsiera).
Per ultimo una raccomandazione: vi prego di avvisarmi se riscontrate qualche errore nella fruibilità dell’archivio o nella descrizione delle foto per darmi modo d’intervenire e migliorarlo, per il resto spero che navigando sul sito possiate trovare nuovi stimoli e idee per disegnare le vostre strade, e vi auguro come sempre buona visione su Maupanphoto.com

Di seguito riporto l'elenco degli eventi raggruppati per area geografica e gruppo montuoso; dal sito si può risalire ad un evento (i più recenti sono sempre quelli elencati per primi nella galleria selezionata) dalla pagina di Archivio filtrando prima tramite le aree geografiche poi con i gruppi montuosi, oppure tramite una ricerca testuale nella casella Cerca (in questo caso se si conosce scrivere il titolo completo dell’evento che, salvo rare eccezioni, verrà riportato come unico risultato della lista di risposta).

ALPI SUD-OCCIDENTALI https://maupanphoto.com/index.php/archivio/alpi-sud-occidentali
Alpi del Monginevro > Monte Orsiera per il Lago del Ciardonnet // Giro dell'Orsiera dal Rifugio Selleries // Punta Cristalliera per il Lago la Manica // Fortezza di Fenestrelle per la Passeggiata Reale

ALPI SUD-ORIENTALI https://maupanphoto.com/index.php/archivio/alpi-sud-orientali
Prealpi Gardesane > Monte Altissimo per Malga Campo
Alpi dell'Ortles > East Side of Cevedale dalla Val Martello

APPENNINO CENTRALE CATENA OCCIDENTALE https://maupanphoto.com/index.php/archivio/appennino-centrale-cat-occidentale
Monti della Tolfa > Monte Palarese per Fondo Grande
Agro romano > Parco degli Acquedotti (Roma) // Terme di Caracalla (Roma)
Monti Tiburtini > Villa Adriana (Tivoli) // Villa Gregoriana (Tivoli)
Monti Lepini > Monte Lupone (4) per le Fosse
Monti Ausoni > Monte Romano (2) per Monte Peschio
Monti Simbruini > Monte San Bartolomeo e Castell'Amato per la Cresta Nord-Ovest
Monti Lucretili > Monte Pellecchia per la Cresta Nord-Ovest
Monti Ernici > Monte Peccia, Rotondo e Ortara per la Cresta Sud // Colle Viglio per il Fosso Canai

APPENNINO CENTRALE CATENA CENTRALE https://maupanphoto.com/index.php/archivio/appennino-centrale-cat-centrale
Monti Reatini > Monte Rotondo per la Valle Ravara
Monti del Cicolano > Monte Nuria e Nurietta per la Cresta Ovest
Monti del Velino > Monte Magnola (3) per Monte Pidocchio
Monti del Sirente > Monte Lungo e delle Revecena per la Valle del Mago // Sperone di Mezzo per il Canale della Slavina
Monti del Cornacchia > Serra del Re per la Valle Lattara
Monti Marsicani > Serra della Terratta Cima Nord per la Serra del Carapale

APPENNINO CENTRALE CATENA ORIENTALE https://maupanphoto.com/index.php/archivio/appennino-centrale-cat-orientale
Monti del Gran Sasso Sud > Cima Alto Venacquaro per la Cresta delle Malecoste // Cima Bifida di Monte Faeto per il Piano di Pietranzoni
Monti della Laga > la Via della Ranna per il Fosso di Selva Grande

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Cartolina Nov.2020 I Pilastri del Cielo
Mi ricordo di aver imparato a disegnare da bambino facendo fondamentalmente case ed alberi, e mi sorprendo oggi guardando con gli occhi di un adulto di scoprire che sono in fondo la stessa cosa; oggi guardando un albero non posso fare a meno di pensare che è lui la mia vera casa, senza di lui mi mancherebbe la terra sotto i piedi, mi mancherebbe l’aria che respiro, l’acqua che mi disseta, l’ombra che mi ristora, il tetto che mi ripara, e come se non bastasse tutta la sua vita è un inno di saggezza, un promemoria silenzioso dell’essenza della vita.
Vorrei abbracciare tutti gli alberi che incontro, e non certo per aspettarmi una risposta, per stabilire un contatto, ma perché mi sento in debito con loro, con tutti indistintamente, mi sentirei perso senza di loro come una cicala che all’arrivo dell’inverno non sa dove andare a riparasi; non fa niente se mi prenderanno per pazzo, ma ho imparato che sono loro i pilastri del nostro cielo, senza il quale saremmo alla mercé del buio e freddo spazio.
Buona visione con la cartolina di Novembre su Maupanphoto.com

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Cartolina Ott.2020 Il Peso della Farfalla
Molto, molto difficilmente penso una foto prima di scattarla, non la costruisco nella mente per poi cercarla al di fuori, non riesco a fare foto a tema, sono un fotografo di paesaggio e utilizzo quello che mi trovo davanti agli occhi, il più delle volte seguo un sentiero e cerco di cogliere qua è là i tasselli di una storia, di un’emozione, ma un piccolo compito me lo son dato, ed è quello di raccontare i “piccoli mondi”, quei piccoli paesaggi che si trovano ai nostri piedi e che spesso trascuriamo catturati dai grandi orizzonti.
Siamo abituati a pensare, e di conseguenza a guardare, in grande, eppure la Natura mi ha insegnato che si regge proprio su questi piccoli mondi, a cui noi invece siamo abituati a dare poco importanza vista la loro “statura”; dietro ogni grande paesaggio che ci coinvolge e ci emoziona, ci sono tantissimi piccoli mondi che hanno contribuito, come le tessere di un mosaico, a costruire quel panorama, quella visione che abbiamo di fronte agli occhi.
La Natura mi ha insegnato che per comprendere il cielo bisogna partire dalle formiche ai nostri piedi, che il peso di una farfalla è importante quanto quello di un elefante, e non credo sia un caso se l’animale più grande esistente sul nostro pianeta, le balene, si cibi di uno degli organismi più piccoli che ci siano, che a stento riusciamo a vedere a occhio nudo: il plancton.
Così la foto della cartolina di Ottobre, nelle mie intenzioni, non è né la foto di un fiore, né la foto di una farfalla, ma di un piccolo mondo.
Buona visione su Maupanphoto.com

World Press Photo 2020
minia mostra
mostra fotografica al Palazzo delle Esposizioni
16 giugno / 02 agosto 2020

Si terrà dal 16 giugno al 2 agosto al Palazzo delle Esposizioni di Roma la mostra del World Press Photo 2020; la rassegna, inizialmente programmata per il 25 aprile e rinviata a causa dell’emergenza sanitaria, presenta in anteprima nazionale le 139 foto finaliste del prestigioso concorso internazionale di fotogiornalismo che dal 1955 premia ogni anno i migliori fotografi professionisti; l’esposizione è ideata dalla World Press Photo Foundation di Amsterdam, promossa da Roma Capitale – Assessorato alla Crescita culturale e organizzata dall’Azienda Speciale Palaexpo in collaborazione con 10b Photography.
In mostra, per la prima volta, anche una selezione delle foto iconiche che hanno vinto il premio come Foto dell'Anno dal 1955 ad oggi.
Oltre alle foto, in mostra per il secondo anno una sezione dedicata al Digital Storytelling con una serie di video che raccontano gli eventi cruciali del nostro tempo. (estratto da: http://www.worldpressphotoroma.it/)


Palazzo delle Esposizioni - Roma
Via Nazionale, 194
Prenotazione online obbligatoria
Orari: mar.mer.gio.dom. 10,00/20,00 - ven.sab. 10,00/22,30 - lun.chiuso

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Cartolina Set.2020 Il Foglio Bianco
Ci sono foto che raccontano, altre che si fanno raccontare, può sembrare solo un gioco di parole ma in realtà c’è molto di più.
Le foto che raccontano sono quelle che comunicano un “messaggio” direttamente, il fotografo/artista vuole dire o rappresentare qualcosa ma non lascia molto spazio al contributo dello spettatore, sono foto che a prima vista impressionano, stupiscono, e possono anche coinvolgere emotivamente lo spettatore che rimane tuttavia passivo di fronte ad esse, possono risultare scatti molto intensi, belli ma freddi, statici.
Le foto che si fanno raccontare sono quelle che mostrano e nascondono, dicono e non dicono, raccontano un luogo o un fatto ma ne fanno immaginare altri, sono foto che stuzzicano senza appagare la curiosità dello spettatore, foto che hanno la pretesa di coinvolgerlo in profondità, di chiedergli di completare lui, con la sua fantasia, le sue emozioni del momento, quel quadro.
Le foto che raccontano sono quelle che quando le guardate la prima volta dite: “Che belle!”, ma che se ci pensate un po’ su non vorreste mai avere come stampa nella vostra stanza, perché ogni volta che le guardereste vi racconterebbero sempre la stessa storia, sono foto fine a se stesse, a volte interpretazioni originali della realtà ma che perdono la loro forza, appassiscono, dopo i primi sguardi.
Le foto che si fanno raccontare sono quelle che non vi dispiacerebbe incontrare risvegliandovi ogni mattina, sono quelle che vi aprono ogni giorno una finestra simile ma diversa dalla precedente visione, che assecondano in un certo senso il vostro stato d’animo del momento, sono foto che ogni volta vi propongono un foglio bianco e lasciano a voi la possibilità di riempirlo.
Credo che ognuno di noi dovrebbe lasciare un foglio bianco nel suo diario, un foglio bianco è la possibilità di cambiare direzione alla propria vita.
Buona visione con la cartolina di Settembre su Maupanphoto.com

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Cartolina Ago.2020 Rampa di Lancio
Nonostante negli anni abbia imparato a leggere le cartine topografiche e conseguentemente ad immaginarmi la conformazione del paesaggio rappresentato, nulla può anticiparti la personalità di una montagna, di una cima, finché non la ammiri dal vivo; non sempre si manifesta immediatamente, a volte bisogna saper aspettare, altre si nasconde dietro mutevoli condizioni metereologiche confondendoci le idee, altre ancora si mostra sfacciatamente quasi a sfidarci, altre infine, nel breve tempo che ci confrontiamo con lei, ci accorgiamo di non averla compresa.
Eppure è grazie a questa personalità, a volte manifesta a volte meno, che guardo alle montagne come a qualcosa di vivo, non quindi perché so che anche loro cambiano il loro aspetto e persino si “muovono”, seppur con tempi biblici rispetto a quelli umani, ma perché avverto questa personalità che non mi ha fatto mai poter affermare dopo migliaia di cime viste che ce ne sia una uguale all’altra o che ti dia le stesse sensazioni a ben guardare; ed ancora agli umori che questa personalità ti mostra, perché una cima a volte ti respinge, a volte si nasconde dietro un fitto velo di nubi, a volte ti inganna, ma nella maggior parte delle volte…si concede.
C’è però una cosa che accomuna tutte le montagne, per quanto assumano le forme più svariate, alcune tozze, altre slanciate, altre aguzze, tutte ma proprio tutte si protendono verso l’alto, può sembrare scontato ma a mio avviso è molto di più: anche loro, nonostante il loro peso e immobilità (apparente), manifestano il significato più profondo della vita sulla terra, una spinta verso l’alto, verso l’evoluzione, verso il cambiamento, verso l’ignoto.
E son certo anche per questo che io come tanti altri le amiamo, perché rappresentano una rampa di lancio per i nostri sogni, un invito a guardare oltre, a mettersi in cammino per guadagnare nuovi orizzonti, perché una cima non dovrebbe mai essere un punto di arrivo ma un trampolino di lancio!
Buona visione con la cartolina di Agosto su Maupanphoto.com

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Cartolina Lug.2020 Suite Grappa
Una quindicina di anni fa percorrendo l’Alta Via 8 delle Dolomiti o degli Eroi sul Massiccio del Grappa, ebbi l’opportunità di una bellissima esperienza: dopo una giornata di faticoso cammino per sentieri impegnativi e spesso soffocati dalla vegetazione arrivai ad una dolce radura dove trovai la Malga Conte, subito rimasi colpito da un curato orticello, del tutto inaspettato in quell’ambito, ma anche il resto della malga denotava una cura ed un’attenzione che mi lasciò sorpreso, in più c’era il tetto così particolare, fatto di foglie che m’incuriosiva oltre modo.
Ebbi la fortuna d’incontrare il proprietario, il Signor Giovanni, con cui iniziai a parlare, e fu così che mi raccontò la storia di quel tetto, di quel tipo di tetto, chiamato sfogliarol, una storia così surreale che sembrava quasi inventata: si trattava di un sistema antico ma efficace per ricoprire le malghe di quelle montagne, a prima vista quei tetti di foglie che sembravano così delicati potevano in realtà durare anche una trentina d’anni!
Erano ottenuti con uno stretto intreccio di frasche di faggio, ma l’importante era che fossero raccolte in piena estate ed in un momento molto particolare (se non ricordo male in una notte di Luna piena), solo così le foglie seccando sarebbero rimaste attaccate ai rami per sempre, la costruzione di un tetto coinvolgeva tante persone, era un momento importante della comunità, e la sapienza nel saper intrecciare le frasche faceva si che il tetto divenisse impermeabile alla pioggia, alla neve, ma permeabile al vento che così non lo avrebbe abbattuto.
Purtroppo già allora mi disse che c’era il rischio che questa arte andasse perduta perché ormai poche persone ne erano a conoscenza e questo mi rattristò molto, e ancora oggi mi domando ricordando quell’alta via quante persone saranno rimaste capaci a costruire uno sfogliarol.
Ma il regalo più bello il Signor Giovanni me lo fece più tardi, gli dissi che al termine di quella tappa non era previsto alcun rifugio e che l’idea era di dormire ad un’altra malga-ricovero che si trovava poco più avanti, e lui, nonostante all’apparenza sembrasse una persona piuttosto introversa e schiva, mi offrì ospitalità; fu per me un grande onore ed andai a dormire proprio sul piano rialzato della sua malga, dove potei toccare con mano dall’interno quel tetto di foglie che tanto mi aveva colpito.
Non so se qualcuno mi capirà, ma non avrei fatto a cambio per nessuna suite per quanto lussuosa e a 5 stelle mi avessero offerto, perché per me quella suite non aveva prezzo!
Buona visione con la cartolina di Luglio su Maupanphoto.com

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Cartolina Giu.2020 L'Hotel dei Pastori
Il gruppo montuoso del Gran Sasso è sicuramente per la sua estensione e varietà una delle aree naturali più belle del centro Italia, ed in particolar modo il suo settore nord-orientale che si affaccia sulle colline teramane è una delle aree più indicate per itinerari di grande spessore, tra fatica (dislivelli elevati), avventura (percorsi non banali) e bellezza (paesaggi selvaggi e panorami strepitosi), ogni itinerario è un’avventura che ti rimane nel cuore, che fa storia a se, che non puoi paragonare con altri percorsi; così è per la salita al Monte Prena attraverso i Fossi/Nevai della Pila e della Rava.
Questa foto è tratta da quell’evento e porta con se tutto il suo carico di avventura, pur non vedendosi l’orizzonte il piccolo uomo che attraversa la sinuosa lingua del nevaio, quasi in punta di piedi, fa intuire uno scenario grandioso, dove la neve sembra suggellare l’unione tra le due facce della montagna: quella severa con le balze rocciose, e quella dolce dei pendii prativi.
E l’Hotel dei Pastori cosa c’entra?
Questo itinerario fa da scenario anche ad un piccolo aneddoto: prima di fare questa escursione avevo letto su una guida che lungo il percorso si trovava un luogo, un riparo, dove per secoli i pastori che portavano i loro greggi su questi ripidi e sconfinati prati usavano riunirsi, “hotel” era inteso un poco in senso ironico ma un poco anche perché la vista era meravigliosa; le indicazioni erano molto vaghe, ma in effetti una volta usciti dal bosco non trovai alcuna forma di riparo se non un modesto sperone roccioso sotto cui ci si poteva riparare in caso di brutto tempo, con una vista strepitosa; ricordo come fosse oggi che mi soffermai a pensare a quanti giovani ragazzi si dovessero essere succeduti su quello sperone, gurdando le colline ed il mare in lontananza, pensando ai loro amici o alla loro amata che si trovava a valle, e mentre loro erano stati costretti dalla povertà in questa prigione dorata io lo sceglievo di mia sponte, sobbarcandomi centinaia di chilometri in auto e ore di duro cammino per ritrovare quel contatto con la natura che la società moderna ci ha tolto.
Buona visione con la cartolina di Giugno su Maupanphoto.com